Bari, 7 Giugno 2025 – La situazione ad Arco Basso, nel Comune di Bari, in merito alla presunta “Truffa delle Orecchiette”, sta assumendo i contorni di una palese violazione normativa e di un potenziale abuso d’ufficio. Home Restaurant Hotel Srl, per voce del suo CEO, denuncia con fermezza la condotta del Comune di Bari, che da anni perpetua un’illecita tolleranza e, ora, una palese legittimazione dell’abusivismo, in spregio alla legislazione nazionale vigente.
“È inaccettabile che la stampa locale, con una condotta che rasenta la complicità nella disinformazione, diffonda acriticamente comunicati stampa comunali che travisano la realtà giuridica,” dichiara il CEO. “I titoli giornalistici quali ‘Ecco le regole del Comune’ o ‘Le Pastaie devono rispettare le regole del Comune’, che promuovono un presunto ‘Vademecum’ sulle Imprese Alimentari Domestiche (IAD), sono profondamente fuorvianti e potenzialmente pericolosi, in quanto mirano a legittimare una condotta illecita.”
Si rammenta che la IAD è una forma giuridica già disciplinata da un proprio codice ATECO nazionale, che ne definisce univocamente l’ambito operativo e i requisiti. La pretesa del Comune di Bari di “regolamentare” le IAD attraverso un vademecum locale costituisce un atto di invasione di competenza legislativa esclusiva dello Stato, configurando un potenziale vizio di legittimità costituzionale. Tale iniziativa rischia di legalizzare di fatto una truffa, permettendo a operatori non conformi di operare in un regime di elusione fiscale e di concorrenza sleale.
“Abbiamo assistito per troppo tempo a una campagna diffamatoria nei confronti del settore Home Restaurant, mistificato e criminalizzato,” prosegue il CEO. “Ora, con la medesima strategia di mistificazione, si cerca di indurre le ‘pastaie’ e la cittadinanza a credere che questo vademecum comunale sia la soluzione, conferendo un’attestazione di regolarità a condotte che rimangono, di fatto, abusive. Questo è non solo falso, ma estremamente pericoloso per la salute pubblica e la leale concorrenza.”
Va sottolineato che già a novembre 2024, Home Restaurant Hotel aveva proposto alle “pastaie” la costituzione in IAD, offrendo un percorso di legalizzazione trasparente. “Purtroppo, la proposta fu rifiutata, preferendo la prosecuzione di pratiche abusive in nome di una presunta ‘tradizione’. È deplorevole che i mezzi di informazione abbiano addirittura stigmatizzato le legittime azioni sanzionatorie contro tali attività irregolari, presentandole come vittime di un sistema, operando un vero e proprio rovesciamento della realtà giuridica e etica.”
È imperativo ribadire che nessun Ente Locale, tantomeno il Comune di Bari, possiede la facoltà di modificare, interpretare o creare ex novo normative inerenti ai codici ATECO o alle discipline nazionali in materia di impresa alimentare. Qualsiasi tentativo in tal senso è illegittimo e incostituzionale. Le linee guida presentate dal Comune non solo non sanano le violazioni in atto, ma le perpetuano, inducendo in errore gli operatori e i cittadini circa la presunta legalità delle proprie attività.
È sconcertante rilevare come, nonostante le continue denunce di Home Restaurant Hotel e l’evidenza delle violazioni, il Comune di Bari persista in questa operazione di disinformazione e potenziale favoreggiamento dell’abusivismo. Le IAD non sono esercizi aperti al pubblico, la vendita non può avvenire su strada o in spazi privati aperti al pubblico, e le norme igienico-sanitarie e strutturali sono di competenza nazionale, non derogabili o modificabili tramite vademecum locali lacunosi e privi di fondamento giuridico.
“Se questa linea politica di promozione dell’illegalità dovesse persistere, la Home Restaurant Hotel Srl presenterà un’istruttoria circostanziata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) tramite i propri legali, per accertare eventuali pratiche anticoncorrenziali e distorsioni del mercato. È evidente che, in questo specifico contesto barese, l’azione della Procura e dello Stato, quali garanti della legalità e della giustizia, appare insufficiente. Non possiamo permettere che l’arbitrio amministrativo prevalga sulla legge, mettendo a rischio non solo la concorrenza leale ma anche la salute pubblica e la sicurezza alimentare dei cittadini.”