fbpx
Home restaurant Hotel

Comune di Bari: Il Vademecum sulle IAD è un Pastrocchio Legale che Ignora la Sicurezza e Inganna la Città

Prendiamo atto con un misto di plauso e rammarico del recente vademecum presentato dal Comune di Bari, relativo alla produzione e vendita di pasta fresca in casa, chiosa Gaetano Campolo. È lodevole che finalmente si parli di Imprese Alimentari Domestiche (IAD) e non più di “Home Restaurant”, riconoscendo la specificità di queste attività. È altrettanto apprezzabile che il comunicato faccia riferimento a “tutte” le pastaie, uscendo dall’ottica riduttiva che per troppo tempo ha concentrato l’attenzione su un singolo caso emblematico come quello di Nunzia. Questi sono passi nella direzione giusta, che dimostrano una seppur tardiva consapevolezza della complessità della questione.

Tuttavia, il plauso si ferma qui. Sfortunatamente, le linee guida presentate dall’assessore Petruzzelli e dai tecnici comunali rivelano una conoscenza lacunosa della normativa vigente, in particolare di quella nazionale. Il vademecum, pur affrontando aspetti importanti come l’igiene e la tracciabilità, ignora o interpreta erroneamente punti cruciali che rendono le proposte attuali insufficienti e potenzialmente fuorvianti.

Innanzitutto, è fondamentale ribadire un concetto inequivocabile: le IAD non sono esercizi aperti al pubblico. Questo significa che la preparazione e la vendita dei prodotti non possono avvenire all’esterno dell’abitazione, né tantomeno attraverso banchetti su strada. Il comunicato stesso, in un punto, afferma che “non si potrà preparare pasta fresca all’esterno, se non a scopo dimostrativo”, ma poi non chiarisce adeguatamente le modalità di vendita, lasciando spazio a pericolose ambiguità che potrebbero portare a una riproposizione di pratiche illegali.

Purtroppo, la normativa regionale in materia, su cui si basano queste interpretazioni locali, è a nostro avviso incostituzionale. Non è un caso che già da marzo 2025 abbiamo sporto denuncia all’Antitrust proprio su queste incongruenze. Già in una video-intervista su Quinto Potere, ben prima di questo vademecum, parlavamo di IAD e delle loro peculiarità, ma la resistenza da parte di alcuni operatori a rimuovere i banchetti è stata forte, un segno di una radicata, ma errata, convinzione di legittimità.

Non possiamo inoltre ignorare un aspetto cruciale: la maggior parte dei prodotti venduti su strada sono prodotti industriali. Dare il via libera alle IAD con un accesso al pubblico indiscriminato, come erroneamente suggerito da alcune pratiche attuali, significherebbe reintrodurre una situazione di illegalità diffusa e, cosa ben più grave, un pericolo per la salute pubblica. Non è solo una questione di concorrenza leale, ma di tutela dei consumatori.

Le IAD, per essere considerate legali e sicure, devono rispettare una normativa nazionale stringente in materia di abitazione, che include requisiti precisi su altezze, spazi predisposti alla preparazione dei prodotti e condizioni igienico-sanitarie. Il vademecum accenna a queste ultime, ma senza approfondire la necessità di conformità strutturale.

La vendita dei prodotti delle IAD è possibile, ma in appositi mercati organizzati, dove si possano garantire controlli, tracciabilità e il rispetto delle norme fiscali. Non è concepibile né legalmente ammissibile la vendita diretta davanti o all’interno della propria abitazione, che dovrebbe essere esclusivamente un luogo di produzione, non un esercizio commerciale aperto. Ogni transazione dovrebbe avvenire con un registratore di cassa, garantendo la piena regolarità fiscale.

Gli Home Restaurant, nati in assenza di una legge specifica ma operando con regole rigidissime e autoimposte per garantire qualità e sicurezza, si trovano oggi in una situazione paradossale. A Bari Vecchia, in particolare, si cercano soluzioni di fronte a quella che si configura sempre più come una truffa ai danni dei turisti. La portata di orecchiette, per quanto artigianale, non potrà mai compensare un’offerta turistica completa e di qualità. Senza contare che la pasta fresca, per sua natura, non sarebbe idonea al trasporto all’estero, vanificando l’idea di un prodotto da “esportazione” per il turista.

In conclusione, pur apprezzando il riconoscimento del termine IAD e l’apertura a tutte le pastaie, il Comune di Bari deve fare i conti con la realtà normativa. È indispensabile che gli assessori e i tecnici approfondiscano le leggi nazionali e regionali, evitando interpretazioni che, seppur ben intenzionate, rischiano di creare ulteriore confusione e alimentare pratiche illecite. La strada per una vera regolarizzazione è ancora lunga e richiede un impegno serio e una conoscenza approfondita della materia, ma intanto devono fermarsi. 

 

 

Author: Gaetano

Leave a Comment

PRENOTA ADESSO!